MODULO 18 – La storia prende forma: luoghi e personaggi

Sei una principessa col sogno di diventare la migliore violinista dell’Impero ed essere ricordata come una delle più grandi violiniste di ogni tempo.

Tuo padre – l’Imperatore – non dovrà far altro che convocare l’eccellenza dei maestri di violino, e poi disporre la consegna dei migliori violini su piazza, o farli costruire bell’apposta, se occorre. 

Non ti serve altro, in linea di principio: i maestri sono al tuo servizio, i violini sono tra le tue mani, e la tua volontà di primeggiare non ha eguali; tutto quel che ti serve sta nelle stanze del castello.

Non hai bisogno di bagnarti nell’acqua di un fiume, di scalare una montagna, di passeggiare in un bosco o su una spiaggia, di remare sulla barca in un lago; non ti serve vagabondare per le città dell’Impero, stare in mezzo al popolo, girare per i mercati dei rioni, frequentare le taverne, le bische, i bordelli; non ti occorrono amiche e spasimanti; puoi fare a meno di confidenze, coccole, carezze, baci, orgasmi; correre a perdifiato sarebbe solo una perdita di tempo; così come guardare un’alba o un tramonto; ritrovarsi con la pelle bruciata, solo perché volevi abbronzarti, è pura follia; rompersi un braccio, per esserti arrampicata su un albero, una tragedia; il frinire delle cicale, solo un fastidio; lo sciabordio del mare, insopportabile.

Hai il tuo sogno e tutti i mezzi per realizzarlo. Il mondo là fuori è solo un distrattivo. Rimani concentrata sull’obiettivo, per l’amore del cielo!
 

Forse l’ho tirata troppo in là, d’accordo. Dovrai pure uscire qualche volta, a far due passi e prendere un po’ d’aria, se vuoi preservare un minimo di benessere psicofisico. Ma il punto generale rimane: il mondo là fuori non ti serve, se non come ancella per rifiatare tra uno studio e l’altro, tra un esercizio e l’altro.

In che modo lo sguardo di un uomo innamorato riuscirà a farti suonare meglio? Sì, magari ti renderà felice, e sarai meglio disposta quando prenderai il violino in mano, ma non sarà certo quello sguardo a fare la differenza, figurarsi. E in che modo le sue mani sul tuo seno potranno far viaggiare meglio le tue mani sul violino? E se ti tradisse? Sarebbe una dramma. Lo sconvolgimento emotivo potrebbe bloccarti, o farti commettere errori su errori, anche banali, ogni volta che dovessi prendere il violino in mano. Rimani concentrata, per l’amore del cielo!

Il mondo là fuori potrà sì darti degli stimoli, delle ispirazioni, delle suggestioni, delle intuizioni, anche dei piaceri e delle gioie, delle amarezze e delle delusioni, ma nulla che sia realmente saldato al tuo sogno: diventare la migliore violinista dell’Impero, tra le più grandi di ogni tempo.

Ogni arte – in fondo – richiede un atteggiamento monacale.

Ma con la scrittura – e solo in scrittura – cambia tutto.
 


Ciò che differenzia la scrittura da qualsiasi altra forma d’arte è il suo rapporto con la realtà: il mondo là fuori non è semplicemente qualcosa che offre lo spunto; il mondo là fuori, in scrittura, è tutto; la scrittura è il mondo là fuori, o meglio, ne rappresenta la versione elegante.

Nel saggio L’arte del romanzo, del 1884, Henry James scriveva che “la sola ragione dell’esistenza di un romanzo è che esso tenta di rappresentare la vita”; e Proust – nel suo Il tempo ritrovato – sosteneva che “la vita vera, la vita finalmente riscoperta e illuminata, la sola vita, dunque, pienamente vissuta, è la letteratura”.

Capirai il senso di queste visioni, la forza della loro accoppiata, a conclusione del modulo 23 (semmai ci arriverai).

Per il momento trattieni un messaggio elementare: per scrivere devi vivere quanta più vita possibile, sperimentare, rischiare, amare, soffrire, sperare, attraversare tutti i possibili stati dell’anima che la vita può offrirti.

Il suggerimento di “leggere molto” (per scrivere bene) non è mai stato riferito alla lettura come mezzo di apprendimento della tecnica e dello stile – come credono gli ingenui entusiasti, senza capire che la semplice osservazione non si tradurrà mai in capacità di fare – ma come espediente per vivere quante più vite possibili, perché i vincoli di tempo e di spazio ci limitano fortemente nelle possibilità di esperienze dirette.

Ma non c’è nulla che possa surrogare l’esperienza in prima persona, e la più semplice delle situazioni vissute sulla propria pelle può avere un potenziale narrativo pari a un multiplo di ciò che puoi trovare in un’intera biblioteca.

Perciò non devi disdegnare nulla, non avere preclusioni verso nulla, perché nulla è estrano alla vita, e tutto, nella vita, può tornarti utile in scrittura in modi che non puoi neanche immaginare.

Estratto dalla Lezione 4 – Guardati, o poeta, dalle notti di luna, di Giuseppe Pontiggia.
 
Quindi, tanto per cominciare, “tu devi uscire, ti devi salvare… t’hanno chiuso dint’‘a stù museo, tu devi uscire, và mmiezo ‘a strada, tocc ‘e femmene, va a arrubbà, fa chello che vuo’ tu!”.
 
 
 
Oh, lo so, lo so: se ti interrogassi sull’arte mi citeresti tutti i libri scritti finora. Michelangelo, per esempio. Conosci tutto di lui: le opere, le aspirazioni politiche, i rapporti col Papa, le sue tendenze sessuali, tutto quanto, non è vero? Ma scommetto che non sai dirmi che odore c’è nella Cappella Sistina: non sei mai stato lì, con la testa rivolta verso quel soffitto, non l’hai mai visto, proprio no.

E se invece ti chiedessi sulle donne, probabilmente mi faresti un compendio sulle tue preferenze; potrai perfino aver scopato, qualche volta; ma non sai dirmi che cosa si prova a risvegliarsi accanto a una di loro e sentirsi veramente felici.

Se volessimo discorrere sull’amore, mi reciteresti un sonetto. Ma guardando una donna non sei mai stato del tutto vulnerabile, non ne conosci una che ti risollevi con gli occhi.

E non sai – non hai neppure idea – di cosa sia una perdita, perché una perdita si verifica solo quando ami qualcuno più di te stesso: dubito che tu abbia mai osato spingerti sino a tal punto.

Però hai letto un pozzo di libri.
 
Personalmente me ne strafotto sovranamente: perché alla fine non puoi insegnarmi nulla che io non possa imparare da solo, leggendolo direttamente in uno dei tuoi libri del cazzo.

Tu non puoi dirmi nulla di interessante.
 
A meno che tu non voglia parlare di te, della tua vita, di chi sei. Allora la cosa mi affascina, ci sto.
 
Ma non vuoi farlo, vero? Sei terrorizzato da quel che diresti…

 
Fin qui abbiamo scherzato. Ora si fa sul serio. Quindi te ne devi andare.
 
Dico davvero: la scrittura non fa per te, non hai l’ampiezza di vedute e la profondità di respiro, per affrontarla.
 
Ritorna pure a chiuderti coi tuoi libri in quella stanza come un vigliacco ozioso sordo a ogni sofferenza♬.


Il prossimo modulo è congegnato per buttarti fuori da qui: sarai sballottato dalle vette dell’intelletto alla suburra della materialità, dal dualismo onda-particella al pompino di una ragazzina nel bagno di una scuola, dall’intreccio tra le geometrie non-euclidee e la filosofia pirandelliana a una malata di mente rinchiusa in un istituto per disabili, da un uomo che abbandona la famiglia per un nuovo amore a un altro che si toglie la vita per una partita di calcio, da uomini che non capiscono le donne a donne che odiano altre donne, dalla paura della morte all’ultimo scandalo bancario.

E se a un tratto ti girerà la testa, se non capirai perché stai leggendo quel che stai leggendo, quale sia il filo rosso che lega tutte queste cose, e quale il legame tra tutte queste cose e la scrittura, ecco, quello sarà il momento esatto, preciso, in cui saprai che te ne devi andare da qui, perché la scrittura non è fatta per te e tu non sei fatto per la scrittura.

E con i due lettori rimasti, proseguiremo.

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