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L’ARTE DI EMOZIONARE

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  L’arte di emozionare Mattoncino dopo mattoncino…   Alla migliore mamma del mondo: la mia   Modulo 0 – “Ne mancavano di mignotte”   Modulo 1 – Cento sfumature di lettori… e di scrittori   Modulo 2 – L’arte di persuadere: narrativa vs saggistica   Modulo 3 – Vivere 5000 vite   Modulo 4 – “Scrivi solo di ciò che conosci”   Modulo 5 – Come Dio nella creazione     Modulo 6 – Fragilità e potenzialità del mondo della pagina   Modulo 7 – Preferire il proprio puzzo al buon odore degli altri? L’ultimo caffè (rewriting) Poker d’assi (rewriting) Come viaggiare gratis (rewriting)   Modulo 8 – Parola d’ordine numero uno:  “Simulare”     Modulo 9 – I cinque mattoncini narrativi   Modulo 10 – Cementare i mattoncini: il flusso narrativo   Modulo 11 – I due blocchi narrativi   Modulo 12 – Dialoghi: struttura, stile e contenuti   Modulo 13 – Parola d’ordine numero due: “Drammatizzare”   Modulo 14 – Intermezzo: “Ma che ne vuoi sapere più del professore?”   Modulo 15 – Tecnica e

Modulo 26 – Esercizio #5

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Riproviamoci: altro testo scritto con la tecnica del mattoncino , ancora una volta ideato come incipit . Il risultato stavolta è migliore: abbiamo effettivamente un  incipit , che per di più ci conduce alle soglie dell’ incidente scatenante . Vi sono per contro due problemi: una certa indolenza nella bruta scrittura e una mancata comprensione del concetto di ambientazioni non-standard .     Il quadro di controllo segnala quota 274 km. Alzo lo sguardo dagli strumenti, con un dito percorro il profilo del finestrino di prua, Columbia vola capovolta e di coda, le sfumature blu chiaroscuro dell’Oceano Indiano mi tolgono il respiro. Strofino le nocche sugli occhi. Rimani concentrato Willie. Rick entra sul ponte, galleggia verso il sedile di sinistra e infila le gambe al posto di comando. Aggancia le cinghie sopra la maglietta grigia, all’altezza della vita. «Propulsori orbitali?» «Check motori RCS completato Comandante.» Fa un rapido esame degli indicatori sul cruscotto. «Ho avvertito c

Modulo 26 – Esercizio #4

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      L’ho già spiegato nel modulo introduttivo , e non starò qui a rifare l’intero discorso. Mi limito a richiamare le conclusioni: un line editing ha senso se e solo se autore ed editor condividono la stessa conoscenza teorica, perché solo allora si è nelle condizioni di parlare e intendersi; la scrittura di un incipit , poi, è l’unico esercizio utile per un aspirante autore.   Ora abbiamo un testo che – nelle intenzioni – è stato concepito proprio così: come un  incipit scritto con la tecnica del mattoncino .   Te lo propongo con la solita avvertenza: devi analizzarlo da solo, in autonomia, prima di leggere il mio editing.   Soppeso il ciocco in una mano, lo passo nell’altra, avvicino le narici alla corteccia, l’odore di muschio e fango mi provoca uno starnuto. Asciugo le labbra con la manica della giacca grigioverde e allungo il ciocco a Rambaldi. «Signor Rambaldi, che ne dice di questo?» Il vecchio brontola qualcosa da sotto l’ala del berretto militare, la stupida . «Non hai a

Modulo 26 – Esercizio #3

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  Sai cos’è l’effetto Dunning-Kruger? No?! Lascia allora che te lo spieghi.   Come reagisce il nostro cervello di fronte al progressivo apprendimento di un argomento nuovo? Quali stati d’animo attraversiamo man mano che impariamo? Per essere chiari: quale relazione sussiste tra ciò che conosciamo a un dato momento e la fiducia in noi stessi indotta da quella conoscenza? O in altro modo: che relazione c’è tra ciò che sappiamo effettivamente e ciò che crediamo di sapere? Si può pensare che queste domande – che poi sono modi diversi di formulare uno stesso interrogativo – ammettano una risposta ovvia: la fiducia in sé stessi è lo specchio della conoscenza, cresce di pari passo con la conoscenza che via via si acquisisce, e a ogni momento ciò che effettivamente sappiamo non può essere troppo discosto da ciò che riteniamo di sapere, o se preferisci, a ogni momento abbiamo una sostanziale consapevolezza di ciò che sappiamo e di ciò che ignoriamo. E qui sta il punto scivoloso: