Supplemento al Modulo 12 – Sulla stupidaggine di iniziare con un dialogo

Ti ho diffidato, nel modulo 12, dall’iniziare un racconto con una battuta di dialogo (così come un pensiero, del resto).
Capirai quanto è stupida questa scelta quando parleremo delle scene narrative (di cos’è una scena, dei tecnicismi con cui si apre, si conduce e si chiude).
Dovresti però intuire che non serve nessuna abilità per aprire una storia con una battuta di dialogo accattivante, e tu non vuoi adagiarti su soluzioni stilistiche che non richiedono abilità, perché dove non c’è abilità non c’è arte, e dove non c’arte non c’è merito.
Per le tue riflessioni, ti riporto una sequenza di incipit formalmente accomunati dall’avere una domanda come frase iniziale, che di fatto è spesso una battuta di dialogo (l’ho ripresa dalla prima edizione di Era una notte buia e tempestosa… 1430 modi di iniziare un romanzo, di Giacomo Papi e Federica Presutto).
Magari non saprai comunicarne bene i motivi, però – a intuito, a pelle – dovresti avvertire che “qualcosa non va”, senza subire la sudditanza psicologica verso i grandi nomi di alcuni autori.
Anche perché – diciamolo – iniziare con una battuta di dialogo sotto forma di domanda significa peggiorare la già infelice scelta di iniziare con una semplice battuta: è un suicidio artistico, se riesaminata con la sensibilità odierna.
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